Perché la Privacy non è un ostacolo burocratico

da | Giu 27, 2025 | Cybersecurity, GDPR, News

Spesso, in dichiarazioni pubbliche e articoli di stampa, la normativa sul trattamento dei dati personali viene spesso descritta come una complicazione burocratica o, in certi casi, addirittura come un freno alla transizione digitale e alla crescita economica. Spesso, infatti, le attività che le imprese devono svolgere per essere conformi al GDPR sono vissute come un adempimento formale complesso e gravoso, soprattutto per via degli oneri normativi, della mole di lavoro aggiuntiva, delle risorse necessarie e del timore di possibili sanzioni.

In merito a questa discussione, quella cioè sulla natura di “ostacolo burocratico” della normativa privacy europea, si sono espressi numerosi esponenti politici e non. Tra questi interventi, si possono sicuramente annoverare le critiche mosse verso l’attuale struttura del GDPR dall’ex Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi. Quest’ultimo, a seguito di un report economico da lui stesso redatto, ha evidenziato le criticità burocratiche poste dal GDPR, avvisando l’UE che la complessità delle leggi europee stava impedendo all’economia europea di raggiungere gli Stati Uniti e la Cina.

Ma è davvero così? La normativa privacy è solamente un “fardello burocratico” che pesa sulle aziende o può portare anche un valore aggiunto?

Analizziamo anche solo un aspetto della normativa, ovvero quello relativo alle misure tecniche e organizzative. Nel percorso che le aziende intraprendono relativo alla conformità GDPR, sono tenute a valutare l’adeguatezza di tali misure in relazione ai trattamenti di dati che svolgono.

Nel percorso di adeguamento al GDPR, le imprese che scelgono di implementare in modo rigoroso le misure tecniche e organizzative non si limitano a soddisfare un obbligo formale: rafforzano in modo significativo la propria postura di sicurezza informatica e accrescono la resilienza complessiva dei processi aziendali. Un approccio proattivo alla protezione dei dati riduce infatti la probabilità di subire incidenti di sicurezza, e quindi di incorrere non soltanto nelle sanzioni pecuniarie previste dal Regolamento ma anche in costi ben più elevati di natura operativa, legale e reputazionale. Quando si verifica un data breach, infatti, l’azienda deve spesso affrontare spese ingenti per il ripristino dei sistemi e il recupero delle informazioni compromesse, commissionando interventi specialistici di disaster recovery e sostenendo tempi morti produttivi che impattano direttamente sul fatturato. A questi costi si aggiungono quelli di natura legale, legati alle azioni di contenzioso o alla necessità di consulenze specialistiche per gestire le eventuali controversie con gli interessati o con le autorità di controllo, nonché le spese per le attività di notification e remediation imposte dal GDPR stesso. Infine, il danno reputazionale – talvolta persino più gravoso delle perdite economiche immediate – può tradursi in una riduzione della fiducia da parte di clienti, partner e investitori, compromettendo relazioni di lungo periodo difficili da ricostruire. In quest’ottica, il GDPR non rappresenta un semplice fardello burocratico, ma piuttosto un’opportunità strategica per rafforzare la capacità di difesa aziendale, garantire continuità operativa e consolidare la reputazione sul mercato, trasformando la compliance da vincolo in leva di competitività.

Inoltre, in un contesto sempre più caratterizzato dalla rapida evoluzione tecnologica — pensiamo alla diffusione di sistemi basati sull’Intelligenza Artificiale, all’automazione e alla crescita esponenziale dei flussi di dati — la tutela della privacy rappresenta non solo un obbligo giuridico, ma anche un vantaggio competitivo per chi desidera operare sul mercato in modo credibile e affidabile.

Come sottolineato recentemente anche dall’attuale Garante Privacy italiano, “la protezione dei dati e il rispetto del GDPR non solo contribuiscono a tutelare i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini, ma rappresentano soprattutto un elemento strategico essenziale per la crescita digitale del nostro Paese e per il rafforzamento della sicurezza tecnologica europea”.

In definitiva, appare oggi evidente come la privacy debba essere vista non come un limite burocratico, bensì come un presupposto essenziale per una reale trasformazione digitale sostenibile, consapevole e sicura, il cui valore è riconosciuto ampiamente da istituzioni pubbliche, imprese e cittadini.

Ci sono però degli aspetti della normativa che possono essere sicuramente semplificati, in particolare per quanto riguarda le PMI. La Commissione ha infatti stabilito che intende semplificare il testo del GDPR con l’obiettivo di alleggerire i requisiti per le piccole-medie imprese. Questo piano di semplificazione si vuole concentrare sugli obblighi di rendicontazione (registri dei trattamenti, DPIA) per le organizzazioni con meno di 750 dipendenti, senza però snaturare la normativa e continuando a perseguire “l’obiettivo fondamentale del GDPR”.

In attesa della proposta della Commissione, ogni azienda che tratti dati personali deve continuare a rispettare gli attuali requisiti del GDPR. Argo può supportare la tua impresa nel processo di adeguamento.

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